Il secondo ‘ Summit della terra’, a Rio, vent’anni dopo….


Valeria Fieramonte

 

 

 

 

Vent’anni fa, a Rio in Brasile, il primo summit della terra organizzato dall’ONU, tentò per la prima volta di  imporre il problema dei cambiamenti climatici e della tutela della biodiversità nell’agenda politica globale.
Molte pratiche che oggi appaiono scontate, dalla raccolta differenziata al calcolo dei gas serra e del loro impatto sul pianeta, sono iniziate proprio venti anni fa dalla conferenza di Rio.
Preceduto dal consueto ‘Rapporto sullo stato del mondo 2012’,    prodotto dal Worldwatch  Institute, (che quest’anno è uscito nel mese di aprile), il 2° summit di Rio della fine  di giugno ( 20-22), a distanza di venti anni e di una generazione , tenta di fare il punto sui progressi fatti , pochi purtroppo, e sui mutati scenari internazionali.
Nel corso di questi venti anni la popolazione mondiale è aumentata di un miliardo e mezzo di persone e l’inquinamento ambientale non ha fatto che peggiorare.
Se poi si fa un ulteriore passo indietro di 40 anni, al 1972, data della prima conferenza dell’ONU sull’ambiente tenutasi a Stoccolma, la sensazione del troppo tempo sprecato si fa ancora più forte.
Nel 1972 i segnali di un pianeta surriscaldato, depauperato e biologicamente impoverito non erano ancora così evidenti.
Oggi i colloqui preparatori della conferenza si sono tenuti a New York e da subito sono parsi difficili, anche perché molti  paesi  si oppongono alla green road perché la considerano un vincolo di limite al loro sviluppo, specie tra i paesi emergenti.
Mentre la pressione delle attività umane sugli ecosistemi è tale che il pianeta non riesce più a rigenerare le proprie risorse, sono ancora in troppi quelli che continuano a pensare che le risorse delle terra siano infinite e infinitamente sfruttabili senza conseguenze.
Qualcosa comunque è stato fatto, e si è posto da subito come uno dei pochi motori di sviluppo dell’ epoca presente.
   Nel campo delle energie rinnovabili sono stati creati più di 5 milioni di nuovi posti di lavoro, altri 4 milioni si sono creati nel campo della raccolta differenziata e del riciclo di materiali di scarto, e ben 26 milioni di posti di lavoro in più sono stati creati nel campo dei trasporti pubblici, di cruciale importanza per tutti, specie coloro che non possono permettersi un mezzo privato sul piano economico, cioè ceti meno abbienti e molto spesso le  donne.
Nel 1990 c’erano nel mondo 500 milioni di auto , oggi se ne contano già 800 milioni e c’è chi prevede che nel 2050 saliranno a più di un  miliardo. Le emissioni di gas a effetto serra cresceranno del 250%: questo almeno stando ai dati di Michael Reploghe e Colin Hughes, esperti mondiali di trasporti. E si sa che proprio i trasporti sono i maggiori responsabili dell’inquinamento dell’aria, e del peggioramento del clima, dato che dipendono quasi totalmente dai combustibili fossili.
Del resto dal precedente Summit di RIO i gas serra sono cresciuti del 35% e da questo punto di vista si può considerare fallito anche il protocollo di Kyoto.
Reploghe e Hughes  affermano anche che ogni anno sulle strade del mondo ci sono un milione di morti e 50 milioni di feriti, mentre la metà dei decessi è dovuta a pedoni e ciclisti investiti da auto.

Diventa dunque imperativo non solo potenziare i trasporti pubblici, ma adottare auto meno inquinanti, specie elettriche , queste ultime in ritardo di almeno trenta anni rispetto alle necessità  di un minore inquinamento dell’atmosfera, anche se non è chiaro neppure se al Summit di Rio se ne discuterà.
Diventa anche imperativo, nel frattempo e dati i ritardi ormai drammatici per il pianeta, lo studio e l’uso di benzine verdi meno inquinanti.
Tutto questo mentre il mondo sta subendo una crisi economica grave e in parte ingiustificata dato che negli ultimi 30 anni la produttività del lavoro è aumentata dell’80%, mentre i salari solo dell’8% e per di più solo per le categorie più privilegiate!
Mentre gli squilibri e le ingiustizie economiche sono aumentati pressoché ovunque.
Come sempre ci saranno accese discussioni sugli incentivi per le energie rinnovabili, la detassazione degli edifici efficienti, ma questo a fronte del fatto che le energie fossili continuano a essere sovvenzionate dai governi con migliaia di miliardi in più: i sussidi ai produttori di combustibili fossili ammontano a 100 miliardi di dollari per anno.
Secondo un recente comunicato del WWF sul dibattito di Rio ( I ‘ Rio talks’, sono iniziati molto tempo  prima della  due giorni finale) i due scenari più probabili sono un accordo tanto debole da essere privo di significato o il fallimento completo.
Forse i capi di stato perderanno l’ennesima opportunità per fissare una volta per tutte delle pratiche di sviluppo sostenibili.
Secondo il WWF ‘il nostro comune futuro rischia di essere strozzato da punti di vista di corte vedute basati solo su interessi di parte’…
Resta il fatto che ci sono paesi più previdenti che hanno cominciato a capire l’importanza delle energie rinnovabili e hanno già iniziato una accanita competizione nella loro produzione e sviluppo, e che molte discussioni tra vari rappresentanti di governi del mondo possono favorire se non altro un aumento della conoscenza dei suoi problemi.

 


 

 

 

Earthsummit 2012

19- 6- 2012